Come sono nate le serie TV? | L’origine

Come sono nate le serie TV? Ve lo siete mai chiesti?

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Bisognerebbe innanzitutto fare un passo indietro e vedere come nasce la serialità, perché è grazie a questo processo di serializzazione che abbiamo le nostre amate serie TV. Tutto questo, infatti, lo dobbiamo al padre del romanzo a puntate, Charles Dickens, che con la pubblicazione de Il circolo di Pickwick in fascicoli mensili, ha segnato l’inizio della narrativa seriale. Lo stesso fenomeno lo si vede anche in Francia con il Feuilleton, che erano dei supplementi integrativi del giornale. In Italia arriva più tardi, chiamato romanzo d’appendice, e inizialmente erano traduzioni del Feuilleton.

Inizia così un modello di narrazione che permette agli autori di scrivere giorno per giorno le storie da pubblicare, rompendosi nel punto più importante, lasciando la suspence al lettore, e mantenendo vivo il suo interesse a continuare a seguire la storia.

La serialità americana è legata fortemente alla nascita della soap opera, innovazione della radio. Il termine “soap opera” deriva dal tipo di prodotti pubblicizzati durante le frequenti pause pubblicitarie: detersivi e saponi di aziende che si rivolgevano al pubblico femminile, destinatarie principali del programma. Queste venivano inizialmente solo ascoltate alla radio, per questo ha una struttura ripetitiva focalizzata su dialoghi semplici e temi banali. Venivano ascoltate dalle casalinghe intente alle faccende domestiche. Il passaggio della soap dalla radio alla televisione avvenne nel 1950. Una di queste fu, The guiding lights (Sentieri) il programma più longevo nella storia della radiotelevisione americana. Fu l’unica che riuscì a superare questo passaggio.

Per soap opera si intende un racconto televisivo infinito che tratta tematiche amorose e sentimentali, e presenta personaggi e situazioni poco credibili.

Beautiful è stato creato e pensato per l’esportazione, perché ha una struttura che si adatta all’esigenze richieste dal mercato estero, seguito in Italia da 5 milioni di spettatori e 250 milioni nel mondo.

Nel 1951 venne mandato per la prima volta I love Lucy (in Italia, Lucy e io), la prima sitcom della storia, seguito da 10 milioni di spettatori. Vedendo questo successo, nacquero anche altre produzioni seriali di diverso genere.

La serialità si divide in base al numero, alla durata e al tipo di narrazione usata (modello schematizzato da Tulluch e Alvarado):

  • Il serial continuo costituito da un numero illimitato di puntate, in cui intreccio delle linee narrative continuano da una puntata ad un’altra. (Soap opera)
  • Le miniserie in cui la continuità narrativa è mantenuta ma si articola su un numero determinato di puntate, all’incirca 6. (La piovra)
  • La serie sequenziale ha gli episodi con una struttura narrativa completa che si chiude in un enigma (cliffhanger) che lo lega all’episodio successivo. (Dallas)
  • La serie ad episodi in cui ogni episodio è collegato all’altro solo per gli stessi personaggi ma con eventi diversi. (Il tenente Colombo)

Il problema di questo modello appare quando si cerca di includere i modelli piu recenti ed innovativi che mescolano caratteristiche della serie e del serial creando nuovi formati.

Si sono diffuse serie “a cornice” come ER che ha una struttura a episodi chiusi ma anche una continuità narrativa che persiste da un episodio all’altro. Il cliffhanger che caratterizzava la serie sequenziale non riguarda solo l’interruzione di un episodio in un azione ma anche un problema nelle relazioni tra i personaggi a livello sentimentale/personale. Si preferisce chiamarle Serie TV.

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Liya

 

Fonte: La lunga serialità televisiva. D. Cardini